Il tempio a tre celle, datato alla metà del I secolo a.C. sulla base delle caratteristiche tecniche, è noto fin dall’epoca rinascimentale grazie ai disegni di B. Peruzzi.
Nel 1926 Giuseppe Lugli ipotizzò, per la presenza delle tre celle affiancate, che si potesse trattare del Capitolium di Terracina, e quindi del tempio dedicato alla Triade Capitolina: Giove, Giunone e Minerva.
Durante l’ultimo conflitto mondiale l’area fu pesantemente colpita dal bombardamento del 4 settembre 1943. La successiva rimozione delle macerie mise in evidenza i resti del tempio, ormai ben riconoscibile e “isolato” in quanto non più inglobato e nascosto dalle costruzioni che lo avevano incorporato, e fu poi, negli anni 1946–1948, dato inizio ad un importante intervento di restauro.
La struttura sacra si affaccia sul tratto urbano della via Appia, in basoli di calcare e che conserva ancora resti del marciapiede in lastroni rettangolari di pietra che ricoprono la sottostante fogna per lo scolo delle acque.
Il tempio è a pianta rettangolare, prostilo tetrastilo (cioè con un portico con quattro colonne sulla facciata) e con ante sporgenti. Aveva colonne e lesene scanalate. Delle quattro colonne originarie ne rimane solo una, quella angolare sinistra, scanalata, in travertino, alta oltre i cinque metri, divisa in cinque rocchi, posta su base attica, mancante del capitello.
Le tre celle sono ancora delimitate da pareti in opera reticolata bicroma, con file alternate di cubilia (blocchetti lapidei di forma piramidale) in calcare e tufo. La tessitura bicolore nella cortina in opera reticolata data dall’uso di due materiali diversi (tufo e calcare) aveva probabilmente finalità statiche ma non certo decorative, in quanto destinata ad essere intonacata e quindi nascosta alla vista.
Durante le opere di asportazione delle macerie, sul retro della struttura sacra fu individuata la presenza di un inaspettato asse stradale, più antico dell’altro, con andamento obliquo e che si inerpica verso l’alto costeggiando l’area del teatro, sostenuto da un possente muro di terrazzamento in opera poligonale, che fu tagliato durante la costruzione del tempio. Quest’ultimo sorse, quindi, in un’area di limitate dimensioni che ne determinò fortemente la struttura.
Nell’alto basamento del tempio sono presenti quattro ambienti voltati (le c.d. favisse): tre di essi, di dimensioni simili, sono posizionati al di sotto delle celle, e comunicano, tramite varchi con copertura ad arco, con il quarto, un corridoio situato al di sotto del pronao e la cui lunghezza corrisponde a quella della facciata del tempio, a cui si accede dall’esterno da una porta, anch’essa con copertura ad arco situata su una parete laterale del podio.
Al tempio si accedeva con una scalinata lunga circa 4 metri posta in posizione centrale, in corrispondenza delle due colonne mediane, e probabilmente composta da 11 o 12 gradini.




