Donna ed economia a Terracina

IL CONVEGNO ORGANIZZATO DALLA  FIDAPA A TERRACINA.

 

 

In questo articolo a sua firma, Maria Grazia Coccoluto raccoglie le testimonianze di tante giovani imprenditrici accorse al Convegno FIdapa locale che si sono riunite per discutere di “politiche di sostenibilità e protezione sociale, a beneficio di una crescita economica inclusiva per l’uguaglianza di genere”, tema del biennio 2019-2021.

Troverete l’articolo, ovviamente, nel nuovo numero in edicola, il terzo, di “Piazza Domitilla” la rivista della Fondazione.

A causa del tempo incerto è annullata la proiezione di “Terracina e il suo doppio” programmata per il 21 settembre.

A causa delle incerte previsioni del tempo, la proiezione del documentario “Terracina e il suo doppio”, programmata per domani, è annullata. Sarà comunque organizzata una serie di proiezioni che, considerando la stagione autunnale, si svolgeranno in sale al coperto. Ne verrà data opportuna notizia.

Si ricorda che le copie omaggio del DVD contenente il documentario sono riservate ai Soci della Fondazione (per diventare Socio, consulta il box DIVENTA SOCIO DELLA FONDAZIONE).

Grande successo per “Terracina e il suo doppio”


La proiezione del documentario TERRACINA E IL SUO DOPPIO  diretto da Nino Di Spigno e prodotto dalla Fondazione città di Terracina ha fatto registrare un grande successo: nell’incomparabile scenario di piazza del Municipio, molta gente e tanti commenti positivi.

Ex chiesa di San Domenico e Castello Frangipane: DUE GIOIELLI IN CONCESSIONE ALLA FONDAZIONE.


Avvalendosi del recente Regolamento comunale per la gestione del patrimonio immobiliare deliberato dal Consiglio comunale di Terracina, la Fondazione ha richiesto al Comune la concessione novennale dell’ex chiesa di San Domenico e del Castello Frangipane obbligandosi a restituire i due immobili, ora inutilizzati, all’uso pubblico della Città e a svolgervi attività conformi alle finalità istituzionali del Comune.
Sono ora in via di definizione  le convenzioni che accompagnano  le due concessioni.

La tenuta Gabrielli (1766-1786)

“Pianta dimostrativa delle tenute alle Paludi pontine spettanti al duca Gabrielli”, ante 1786 (Archivio di Stato di Roma): particolare

Fa parte della collezione dei Disegni e mappe, conservata all’Archivio di Stato di Roma, questa “Pianta dimostrativa delle tenute alle Paludi pontine spettanti al duca Gabrielli” di cui qui si riproduce un particolare.
Si tratta di una pianta di grandi dimensioni che raffigura la tenuta Gabrielli, compresa tra l’arco collinare che da Terracina tocca il confine con Sonnino, l’Amaseno, l’Appia, il Portatore e il mare.
La tenuta, che i Gabrielli avevano acquistato nel 1766 dai Gavotti,  divenne nel 1786 la tenuta Pia: per “togliere poi alcuni impedimenti che s’incontravano nelle operazioni e per renderne l’esecuzione più perfetta e più sollecita si stimò anche ben fatto nell’istesso anno 1786 di aggiungere al circondario pontino un’altra la quale apparteneva alla casa Gabrielli e che dopo essere stata acquistata mediante il chirografo che qui trascrivo fu denominata la tenuta Pia” (Nicolai)

Scritture di Gaetano Rappini, 1777-1796

Il volume è parte di una raccolta di Scritture (1777-1796 con documenti in copia dal 1759 e memorie dal 1294) contenenti disposizioni pontificie, perizie, relazioni, pareri, lettere, conti e memorie legali formata da Gaetano Rappini negli anni in cui diresse l’azienda pontificia della Bonificazione pontina, utili per la gestione tecnica e amministrativa dei lavori e per intervenire nelle varie controversie che la bonifica suscitava, in modo particolare con e tra il duca di Sermoneta e le comunità di Sermoneta e Sezze.

Raccolta di atti e concordati fatti in occasione della solenne visita del 1777 di Pio VI a Terracina: particolare dell’Indice (ca 1789).

 

L’area di piazza Santa Domitilla … prima di piazza Santa Domitilla

Piazza Santa Domitilla

L’area forense romana (foto 00), oggi nota come Piazza Foro emiliano, comprendeva lungo il suo asse meridionale la Basilica, ancora oggi sopravvissuta in numerosi setti murari in opera reticolata reimpiegati, salvandoli di fatto dalla distruzione, nell’edificio braschiano.
Piazza Santa DomitillaUn saggio condotto nel 2015 nell’area della antistante il Palazzo della Bonificazione Pontina, area comunque interessata, dopo l’abbattimento della prima chiesa legata al culto della santa, così come indicato dalla cartografia settecentesca, da edifici privati, ha restituito, sia pure in modo non del tutto “leggibile”, testimonianze della situazione in epoca romana, tardo antica e degli inizi dell’alto medioevo (foto 01).
Così come per il lato sud del Foro, anche questo lato era delimitato da una porticus, ipotesi fondata sul rinvenimento di una pavimentazione in opera signina (foto 2) perimetrata da una muratura intervallata da colonne (foto 3). Il pavimento è però più antico di alcuni decenni rispetto alla costruzione della Basilica, testimonianza della preesistenza di edifici (probabilmente privati) antecedenti la sistemazione urbanistica del Foro (e qui siamo intorno al 30-20 a.C.).
Una condotta per la raccolta delle acque, solo in parte in situ, rimanda a similari ma non coeve situazioni osservabili lungo i lati Nord e Sud del foro (foto 4).
Questa condizione sopravvisse almeno fino al pieno IV secolo d.C., quando, per motivi legati al momento di decadenza del mondo romano, la città subì un netto restringimento della sua perimetrazione. La mancata manutenzione dei due acquedotti che garantivano il suo rifornimento idrico viene testimoniata dalla costruzione di una cisterna, posta immediatamente a ridosso del sistema viario (foto 5). A questo momento possiamo ricondurre sia la costruzione di una piccola vasca (foto 6), con pozzetto interno per la decantazione (foto 7) quanto, almeno per quanto sopravvissuto nella scarsa stratigrafia sopravvissuta, il reimpiego di blocchi di spoliazione, il cui posizionamento, oggi non riconducibile ad una certa identificazione edilizia, su semplice battuto di terra ne conferma la povertà in materia di tecnica edilizia (foto 8). Resta un’ipotesi di lavoro identificare nei blocchi posti nel ristretto spazio tra il c.d. edificio e la fontana con un diverticolo (foto 09).
Non possiamo ricostruire in alcun modo le facies successive stante il completo stravolgimento dell’area, fase testimoniata anche dalla assoluta mancanza di elementi ceramici datanti.
Immagine 0


 
Immagine 9